Israele: C'è chi parla l'arabraico
Un idioma che nasce dall'adozione di termini ebraici da parte degli arabi. Diffuso tra gli arabi israeliani, ma osteggiato dai palestinesi dei Territori occupati
- I due studiosi che lo hanno identificato lo chiamano arabraico: è un nuovo idioma che si può ascoltare in Israele, il risultato di una contaminazione linguistica tra arabo ed ebraico di uso più comune tra i palestinesi di Israele (noti come arabi israeliani), che rappresentano il 20 per cento della popolazione.
Si tratta dell'adozione di termini ebraici da parte degli arabi. Un fenomeno che in realtà avviene anche nella direzione opposta: infatti, molte parole arabe sono ormai di uso corrente tra gli israeliani. È abbastanza naturale prendere a prestito parole di un altro idioma quando ci si entra a contatto ogni giorno e nello Stato ebraico si parlano diverse lingue oltre all'ebraico e all'arabo: yiddish, inglese, francese, russo e amarico.
Nel loro libro 'Walla Be-Seder', cioè 'Perbacco, va bene', i linguisti Abed Rahman Mar'i e Rubik Rosenthal parlano appunto di questo nuovo linguaggio, l'arabraico, che sta prendendo piede tra gli arabi di Israele, ma è invece mal tollerato e poco diffuso tra i palestinesi dei Territori occupati e tra l'élite intellettuale araba. Ma per le strade delle città israeliane e nelle zone dove i contatti tra la comunità araba e quella ebraica sono più frequenti, è facile imbattersi in persone che intercalano il loro discorso in arabo con parole come Yofi (ottimo), Be-Seder (va bene) e perfino qualche termine preso a prestito dal gergo militare israeliano, come Totach (cannone), per una persona particolarmente in gamba nel suo settore, o Pzazza (bomba) per una bella donna. Chi parla ebraico, invece, ricorre spesso a parole arabe come Yalla (forza!), Ahla (al meglio) e Sababa (grande goduria). L'arabraico è stato anche sdoganato dai media, hanno fatto notare Mar'i e Rosenthal. Infatti, è molto usato nei siti internet, ha fatto il suo esordio al cinema nel film Ajami, candidato agli Oscar, ed è usato nella famosa sit-com Lavoro arabo.
Le parole superano le barriere e diventano parte del glossario di una lingua, ma l'arabraico al momento resta di uso comune tra gli arabi israeliani e non è affatto diffuso nei Territori occupati. Al contrario è mal visto dai palestinesi che vivono sotto occupazione e probabilmente percepiscono in questa contaminazione linguistica un'altra forma di colonizzazione. Le parole ebraiche diffuse nei Territori sono quelle del gergo militare legato all'occupazione: ad esempio, Segher (zona militare chiusa) e Tariq al-Okef, deviazione stradale dovuta a posti di blocco.
da http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=91208
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