Tutti i Nuovi Nomi dei Panama Papers
Emanuela Barilla, Adriano Galliani, il miliardario Stefano Pessina. E poi società riconducibili a Silvio Berlusconi e Flavio Briatore. Sono questi i nomi più importanti che l'Espresso pubblica venerdì 15 aprile, in una nuova inchiesta sui Panama Papers, il colossale archivio dello studio Mossack Fonseca. Nell'articolo, il settimanale rivela una seconda lista di italiani con i soldi offshore. Sono 100 in tutto, imprenditori, professionisti, manager di ogni parte d'Italia.
Tra le carte panamensi emerge tra l'altro il nome della Sport Image international delle Isole Vergini britanniche, una società della galassia di Silvio Berlusconi che una ventina di anni fa finì al centro di un’indagine giudiziaria per i pagamenti in nero ad alcuni calciatori del Milan, da Ruud Gullit e Marco Van Basten. Come amministratori della Sport Image, fondata nel 1989, sono indicati Adriano Galliani e altri due manager a quell’epoca targati Fininvest: Giancarlo Foscale e Livio Gironi. Struie invece, è una cassaforte, anche questa creata da Mossack Fonseca, di cui si sono serviti sia il leader di Forza Italia sia Flavio Briatore (benché i loro nomi non compaiano direttamente nelle carte panamensi). A metterla a loro disposizione fu l’avvocato britannico David Mills, creatore del sistema offshore da 775 milioni di euro per conto del capo della Fininvest.
L'Espresso ha ricostruito anche gli affari offshore di altri personaggi molto conosciuti dell'economia come Emanuela Barilla, azionista del gruppo del Mulino Bianco insieme ai fratelli Guido, Luca e Paolo. Dalle carte di Mossack Fonseca risulta che Emanuela Barilla ha costituito nel 2014 una offshore con sede alle Isole Vergini Britanniche, la Jamers international.
Stefano Pessina, 74 anni, nativo di Pescara, è invece uno dei manager più influenti dell’industria farmaceutica mondiale. Residente a Montecarlo da tempo, Pessina controlla la multinazionale Wallgreens Boots Alliance e il suo patrimonio personale è stato stimato 13,3 miliardi di dollari, inferiore in Italia solo ai Ferrero e a Leonardo Del Vecchio. I Panama Papers rivelano che Pessina, insieme alla compagna Ornella Barra, controlla una offshore con un'insegna quantomeno originale. Si chiama Farniente holding.
La premiata ditta Mossack Fonseca, avvocati in Panama, funzionava come un supermarket, un supermarket dell’offshore. Serve un trust in Belize? Eccolo. Una finanziaria alle British Virgin Island? Pronti. Dovete immatricolare esentasse un panfilo da 50 metri? A disposizione. Di tutto e per tutti. Dal capo di Stato al commerciante di provincia che vuol frodare il fisco.
Nell’arco di quarant’anni Jurgen Mossack e Ramon Fonseca hanno gestito la creazione di milioni di società. E adesso che il loro archivio è finito sui giornali di tutto il mondo, una trama infinita di affari segreti diventa d’improvviso visibile a tutti. I Panama Papers , svelati grazie al lavoro dell’International consortium of investigative journalists (Icij), sono la chiave per accedere a un giacimento di informazioni pressoché inesauribile. “L’Espresso”, in esclusiva per l’Italia, ha avuto accesso diretto alla banca dati panamense ed è in grado, per cominciare, di rivelare una prima lista di nomi italiani legati a società offshore che son o state create o gestite dallo studio Mossack Fonseca.
Le sorprese sono molte. L’elenco comprende l’attore Carlo Verdone e una star della tv come Barbara D’Urso . C’è Luca Cordero di Montezemolo , come il sito dell’Espresso ha già documentato nei giorni scorsi. Montezemolo risulta beneficiario economico di una società offshore che nel 2007 ha aperto un conto svizzero. Lo studio legale di Panama ha curato alcune transazioni riservate per conto dello stilista Valentino Garavani e del suo socio Giancarlo Giammetti . Nelle carte affiora anche il nome di una società che porta a un vecchio affare di Silvio Berlusconi: l’acquisto, a prezzi gonfiati, di diritti televisivi dalle major hollywoodiane. Acquisti che sono costati al patron di Fininvest una condanna a quattro anni di reclusione.
Tra i file dell’archivio viene infatti citata anche l’American Film Company (AFC), una offshore registrata nel ’92 alle British Virgin Islands (BVI) e presieduta da Rosemarie Flax. L’anno dopo la Principal Network, una delle società più riservate della galassia berlusconiana, compera proprio dalla AFC i diritti di due film: “Shadow Hunter” e “Amityville 1992”. Da notare che la AFC ha anche rapporti con dirigenti della Fininvest come Silvia Cavanna, di Rete Italia, e Luciana Paluzzi-Salomon, di “Silvio Berlusconi communications”. Cinque anni dopo la AFC non servirà più e il 4 dicembre 2008 sarà definitivamente cancellata dal registro delle Isole Vergini Britanniche.
L’archivio segnala anche il nome di un armatore importante come Giovanni Fagioli , mentre per l’ex calciatore uruguaiano Daniel Fonseca viene comunicata una residenza italiana, a Como, dove si è trasferito una volta conclusa la carriera agonistica per diventare procuratore. Tra i personaggi legati allo sport la lista comprende l’ex pilota di Formula Uno Jarno Trulli , che da alcuni anni ha preso la residenza in Svizzera. Anche il mondo del pallone è stato investito dalla bufera panamense. A parte vecchie conoscenze del calcio nostrano come gli ex giocatori Ivan Zamorano (cileno) e Clarence Seedorf, i Panama Papers citano anche alcune holding della famiglia di Erick Thohir, il magnate indonesiano che possiede l’Inter.
Meno noto al grande pubblico, ma molto influente nel mondo del petrolio, è il genovese Gian Angelo Perrucci che risulta il dominus di una società delle isole Seychelles creata con l’assistenza di Mossack Fonseca. Lagoon international group è invece il nome della offshore riconducibile a Stefano e Roberto Ottaviani, imprenditori romani. Gli Ottaviani sono noti alle cronache perché Stefano ha sposato la figlia di Gianni Letta, Marina.
Si resta a Roma con i protagonisti della storiaccia Telecom Sparkle, lo scandalo che sei anni fa fece molto rumore perché portò in carcere, tra gli altri, l’amministratore delegato di Fastweb, Silvio Scaglia, poi assolto. Nei file dei Panama Papers troviamo invece i nomi di alcuni dei condannati per riciclaggio e altri reati. A cominciare dall’ex senatore di Forza Italia, Nicola Di Girolamo , insieme ai broker Carlo Focarelli e Marco Toseroni . Guai con la giustizia anche per un altro cliente di Mossack Fonseca come il finanziere di origini siciliane Simone Cimino, arrestato a Milano e ancora sotto processo per reati finanziari.
Non è facile orientarsi nel ginepraio di sigle, contratti e perfino mail che raccontano anni e anni di operazioni riservate. Tra i circa 800 documenti che riportano a indirizzi italiani ce ne sono svariate decine che portano l’intestazione “The Bearer”. Significa che il capitale della società è al portatore. Niente da fare, allora. Con ogni probabilità l’identità del proprietario è custodita in una casella diversa dell’archivio e fare i collegamenti del caso è un’impresa quasi impossibile. In queste pagine, “l’Espresso” dà conto di un primo elenco di nomi legati per domicilio o provenienza a località della Penisola. Sono nomi in chiaro, cioè non schermati dalla dicitura “The Bearer”. Troviamo imprenditori, avvocati, commercialisti, albergatori, commercianti e immobiliaristi, residenti nelle grandi città come nella provincia profonda, da Savona a Bari, da Udine fino a Napoli. Ognuno risulta associato a una o più sigle offshore tra le oltre 200 mila archiviate nell’immenso database.
SISTEMA GLOBALE
In prima battuta, i clienti si rivolgono al loro consulente di fiducia, che quasi sempre è un gestore di patrimoni alle dipendenze di una banca o di una fiduciaria. Sono i funzionari degli istituti di credito a fare da ponte con lo studio legale panamense, che conta filiali in tutto il mondo, dal Lussemburgo a Cipro, dagli Stati Uniti alla Svizzera e Montecarlo. Gruppi finanziari globali come la svizzera Ubs e la britannica Hsbc compaiono centinaia di volte nei file segreti. E anche le italiane Unicredit e Ubi banca hanno fatto la loro parte nella creazione, via Lussemburgo, di complesse architetture societarie che portano in oasi esentasse come le Isole Vergini Britanniche. Per questo, adesso, non pare del tutto priva di argomenti l’autodifesa di Roman Fonseca. Il socio di Mossack dipinge il suo studio legale come l’ingranaggio di un sistema globale che tollera l’esistenza dei paradisi fiscali.
Di certo la macchina ha girato a pieno regime per decenni grazie alle leggi di uno stato come Panama che rifiuta di adeguarsi agli standard minimi di trasparenza raccomandati dalle organizzazioni internazionali. Anche gli italiani, come i cittadini di molti altri Paesi, hanno approfittato della situazione. Va detto che di per sé non è vietato controllare una società offshore. Basta segnalarlo nella dichiarazione dei redditi. Tocca quindi all’Agenzia delle Entrate verificare che sia tutto in regola. Intanto però, contattati da “l’Espresso”, alcuni dei personaggi chiamati in causa dai Panama Papers smentiscono il loro coinvolgimento nella vicenda, oppure minimizzano.
Nei giorni scorsi, per esempio, Montezemolo ha dichiarato di «non aver alcun conto all’estero». Sin dagli ultimi giorni di marzo, però, l’Espresso aveva fatto pervenire alcune domande al presidente di Alitalia in merito alla sua presenza nei file segreti con la società panamense Lenville Overseas. Domande rimaste senza risposta. Dopo che il nome del manager è stato pubblicato sul sito del nostro giornale, Montezemolo ha deciso di uscire allo scoperto con una dichiarazione pubblica. L’archivio di Mossack Fonseca contiene però numerosi documenti che tirano in ballo il presidente di Alitalia. Tra questi anche il formulario per l’apertura di un conto in una banca svizzera,
con tanto di firma di Luca Cordero di Montezemolo.
CINEMA E TV
Carlo Verdone interpellato attraverso il suo legale, si è detto «sorpreso di essere accostato a una società con sede a Panama». Le carte raccontano che l’attore romano, uno dei più amati dal pubblico dai tempi di “Un sacco bello” del 1980, risulta azionista della Athilith Real Estate con sede, appunto, nel paradiso fiscale panamense. Nell’archivio di Mossack Fonseca è conservata anche la carta d’identità di Verdone. Il quale però sostiene, per bocca del suo avvocato, di «non sapere a che cosa sia servita quella società». Athilith è peraltro arrivata presto al capolinea. Costituita nell’autunno del 2009, a novembre del 2014 è stata messa in liquidazione. Un mese dopo, il 31 dicembre è stata cancellata dal registro delle Seychelles anche la Melrose Street Ltd, di cui risultava azionista Maria Carmela, in arte Barbara, D’Urso. Dal 14 agosto 2012, come attesta un documento di cui l’Espresso” ha ottenuto copia, i libri contabili della società sono stati conservati nella residenza romana della presentatrice televisiva, che viene anche qualificata come “director”,
cioè amministratrice, della Melrose.
«Informazioni lacunose», ha reagito lo studio legale che assiste Barbara D’Urso. Quella società, spiega una nota inviata a “l’Espresso”dagli avvocati, «è stata aperta ai fini di un’operazione immobiliare che la signora D’Urso intendeva compiere in Costa Azzurra». Un’operazione che poi non si è concretizzata, prosegue la nota, e quindi Melrose è stata chiusa. Resta aperto un interrogativo: per quale motivo passare dalle Seychelles per gestire un affare in Francia?
FINANZA E CAMPARI
A quanto pare, le isole dell’Oceano Indiano sono una meta molto frequentata anche per i viaggi d’affari, viaggi offshore. Da quelle parti è approdato anche un manager come Marco Perelli Cippo , membro del board di Campari dopo esserne stato, fino a una dozzina di anni fa, l’amministratore delegato. Perelli Cippo è stato director e azionista della Allison Park Ltd delle Seychelles, liquidata nel luglio 2015, quando l’amministratore Campari dà anche disposizione di chiudere il conto bancario della società presso Société Générale Private Banking di Montecarlo. Tutte queste operazioni sono transitate dagli uffici di Mossack Fonseca. Contattato da “l’Espresso”, Perelli Cippo non ha risposto alle domande inviategli via mail.
Simone Cimino , 54 anni, è un ex dominus del private equity, alleato delle banche popolari francesi, noto alle cronache per il fallito progetto di acquistare la Fiat di Termini Imerese. La sua società di gestione del risparmio, Cape Natixis è finita nel 2012 in liquidazione coatta, dopo che nel giugno 2011 Cimino era stato arrestato a Milano per reati finanziari. Il processo è ancora in corso e l’imputato si proclama innocente. Intanto le carte di Panama attribuiscono a Cimino una offshore finora sconosciuta: la società Fento Private Invest Inc. delle Isole Vergini Britanniche, che risulta costituita il 22 dicembre 2009, mentre la crisi stava travolgendo il suo regno finanziario.
STILISTA OFFSHORE
Si torna a Panama con Valentino Garavani e il suo socio Giancarlo Giammetti. La offshore di quest’ultimo si chiama Jarra Overseas SA, registrata nel 2004 alle Isole Vergini Britanniche. Per Valentino la questione è più complessa. Esiste una società, anch’essa costituita alle Isole Vergini Britanniche nella stessa data della Jarra: è la Paramour Finance Ltd, capitale 50 mila dollari. Ma chi si nasconde dietro questo paravento? Perché, per la Paramour
non esiste un’attribuzione chiara come per Giammetti.
La nebbia si dirada se si esaminano alcune vicende del passato. Basta andare indietro di alcuni anni, quando l’Agenzia delle entrate apre un’inchiesta su Valentino e Giammetti, prendendo di mira gli anni dal 2000 al 2006. La vertenza si è conclusa con un accordo tra le parti e il pagamento di una somma (mai resa nota) da parte dei due soci. Ebbene in quelle carte compaiono proprio le offshore appena citate, gestite dagli avvocati: Marino Bastianini,
dello studio Carnelutti, e Marc Bonnant di Ginevra.
Alla richiesta di chiarimenti Bastianini dichiara a “l’Espresso”: «Su quelle società non avevo poteri o deleghe di firma». Come dire, il vero dominus era Bonnant, che, attraverso Bastianini, commenta: «Non ho niente da dire». E comunque la Paramour è stata sciolta nel 2013, mentre la Jarra risulta ancora attiva. In ogni caso, per l’erario italiano è ormai accertato che Valentino e Giammetti sono residenti a Londra da 10 anni.
PETROLIO E NAVI
I Panama Papers contengono le carte di un report approfondito condotto da Mossack Fonseca sul cliente Gian Angelo Perrucci, ricchissimo imprenditore del settore petrolifero che ha fatto fortuna in trent’ anni di carriera lontano dai riflettori della cronaca. Perrucci, a cui fa capo la società Burfield international delle Seychelles, viene definito nelle carte come “associate” di Atiku Abubakar, il vicepresidente della Nigeria dal 1999 al 2007. In Nigeria Perrucci è di casa insieme all’amico e socio Gabriele Volpi, imprenditore petrolifero. Abubakar è stato al centro di un’inchiesta del Senato americano per il presunto riciclaggio di 400 milioni di dollari tra il 2000 e il 2008.
I funzionari di Mossack Fonseca avevano messo sotto la lente anche le attività dell’armatore Giovanni Fagioli, classe 1965, cliente sensibile per via dell’incarico diplomatico di console della Bulgaria a Parma. Nessun problema, a quanto pare. Fagioli, che non ha risposto alle domande de “l’Espresso”, risulta beneficiario dal 2009 della offshore Great Alliance International Ltd con sede alle Isole Vergini Britanniche.
CATERING IN PARADISO
I fratelli Stefano e Roberto Ottaviani, controllano la Relais le Jardin, società di catering da oltre 20 milioni di euro di fatturato, con una lista-clienti che va dalla Banca d’Italia alla presidenza della Repubblica passando per l’Esercito, ambasciate di mezzo mondo e multinazionali di ogni settore. Famiglia importante, quella degli Ottaviani. Anche per via dei legami con Gianni Letta. Stefano Ottaviani ha sposato la figlia dell’ex braccio destro di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Relais le Jardin fa parte del gruppo lussemburghese Viva Gestions Immobilieres, ma i due fratelli non si sono fermati al Granducato. Sono andati ancora più lontano. In America centrale. Risultano infatti beneficiari di un trust con sede a Panama che si chiama Lagoon Investments Group.
L’EX PM AI CARAIBI
Silvio Sacchi è un ex magistrato di Napoli. Il suo addio alla toga è stato traumatico. Negli anni ‘90 è stato accusato di essersi fatto corrompere, quando era pm a Santa Maria Capua Vetere, da un imprenditore imputato di complicità con il clan mafioso dei casalesi. L’accusa era di aver accettato soldi e regali, tra il 1983 e il 1992, da quel suo indagato: vacanze gratis, valuta estera, sponsorizzazioni sportive, abiti firmati, pranzi e cene. Sacchi ha sempre respinto ogni addebito e si è difeso anche con un libro. Dopo un processo lunghissimo, è stato condannato dal tribunale, ma in appello, nel 2004, ha ottenuto la prescrizione. Nel febbraio 2006 il Csm lo ha destituito dalla magistratura.
Ora le carte segrete di Panama lo indicano come azionista di una offshore delle Isole Vergini, denominata Safra Investiments Ltd, che ha come secondo socio l’imprenditore napoletano Fabio Fraissinet . Contattato da “l’Espresso”, l’ex magistrato spiega di aver fatto un favore a Fraissinet che gli aveva chiesto di rilevare una parte delle quote, con l’accordo di restituirgliele in un secondo tempo. La offshore, sostiene Sacchi, non ha mai operato. Per questa operazione i due soci sono stati assistiti da un commercialista di Napoli. Salvatore Bizzarro , pure lui presente nei Panama Papers, anche con una società personale, la Bizzarro group incorporated con sede nello stato di Anguilla Britannica. Lo stesso commercialista si è rivolto allo studio di Panama per conto di una mezza dozzina di clienti, tra cui il gruppo di consulenza napoletano Caliendo Holding, intestatari di offshore sparse tra Isole Vergini, Nevada e Seychelles. Bizzarro non ha risposto alle nostre domande.
«IO NON C’ENTRO, PERO'...»
Il commercialista bolognese Domenico De Leo viene indicato nei Panama Papers come azionista di due offshore: Emmeci Grup Ltd delle Isole Vergini Britanniche e la Ttl holdings delle Seychelles. «La mia presenza era legata all’ingresso di fondi d’investimento internazionali in due aziende italiane con lo stesso nome delle offshore, la Emmeci spa e la Ttl spa», spiega De Leo, che vanta una carriera ricca di incarichi pubblici di prestigio (Aeroporto di Bologna, Rai World) e privati (Fineco, Rolo Banca e gruppo Unicredit). In sostanza, ha spiegato il professionista, i fondi una decina di anni fa gli chiesero di investire personalmente nelle holding. Storie vecchie, assicura il diretto interessato, che dichiara di aver ceduto le suo quote.
Anche il ligure Santiago Vacca , come il bolognese De Leo, è un professionista che si occupa di bilanci e consulenza aziendale. Vacca però è noto soprattutto per essere stato scelto da Silvio Berlusconi e dal governatore della Regione, Giovanni Toti, come coordinatore di Forza Italia nella provincia di Savona. Il suo nome compare nell’archivio di Mossack Fonseca come azionista di una offshore: la Eglin investments delle isole Seychelles. «Non ho quote di partecipazione in quella società», replica Vacca, che tra i vari incarichi ha anche quello di presidente del consiglio sindacale di Liguria Digitale, l’azienda informatica della Regione. Tra i documenti contenuti nel database ce n’è uno che però attesta un fatto che non coincide con la versione accreditata dall’esponente di Forza Italia. Si tratta di una paginetta che riassume l’azionariato della Eglin investments. E qui compare il nome di Vacca, con l’indirizzo di casa.
«È una società del tutto trasparente, perchè regolarmente dichiarata», taglia corto Gianfranco Morgano , che gestisce uno dei più conosciuti hotel di Capri, il Quisisana. La società a cui fa riferimento è la Jonston investments ltd, con sede nelle Isole Verrgini britanniche. In base ai documenti dell’archivio di Mossack Fonseca, la offshore attribuita a Morgano è molto recente. Risulta infatti costituita nel gennaio del 2015. «Sarebbe dovuta servire per un’operazione che non è andata a buon fine», spiega il patron del Quisisana. Insomma una offshore usa e getta. Pochi mesi di vita e poi via, nel cassonetto dei rifiuti. Mentre all’orizzonte si profila l’uragano Panama Papers.
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